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  ETIMOLOGIE  
 
kantharos senza piede. U 'NCANTARATU kantharos plastico
Il cantaro (dal greco kantharos; latino cantharus) era una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo.

Può essere o meno rialzato su un piede, con stelo più o meno alto. In alcuni casi può presentare un corpo con forme plastiche.

In un cantàru veniva conservata a Crucoli, dopo apposita concia, un taglio di carne di maiale che perciò assumeva il nome di "ncantaratu".
 
  U PUTAPARIO'  

Il vocabolo putapariò (peperoncino) è la contrazione di "puta que te pariò": espressione spagnola, importata dai crucolesi emigrati in Sud America.

Letteralmente significa "puttana chi ti ha partorito": esclamazione che dev'essere sfuggita a qualche incauto assaggiatore.

 
 
'A PITTA

1^ ipotesi : dal latino "picta"

Secondo una prima ipotesi "pitta" deriverebbe dal latino "picta" ossia dipinta: la pitta in origine era una focaccia decorata e colorata offerta alle divinità nelle cerimonie religiose o alle anime dei defunti.

Quest'ultima usanza, in effetti, ricorda una tradizione che si è conservata fino ai nostri tempi: quando viene sfornato il pane in famiglia, qualche pitta viene donata a coloro che per primi si trovano a passare "ppè l'animi di morti o ppè l'animi du prigatoru".

Nella foto a destra una pitta - del tutto simile a quelle crucolesi - trovata a Pompei ed ora conservata al Museo Archeologico di Napoli.

 
Nella foto a sinistra il pane (in tutto uguali alle pitte) rinvenuto nella tomba di Kha (Nuovo Regno, XVIII dinastia, regni di Amenofi II, Thutmosi IV e Amenofi III -1479-1351 a.C.) ora ricostruita nel Museo Egizio di Torino.

2^ ipotesi : dal greco "pita"

Secondo altra più probabile ipotesi la Pitta deriva dal greco pita; la corrispondente parola in ebraico e in arabo significa pane o genericamente prodotto da forno. Essa è un tipo di pane piatto lievitato rotondo a base di grano. La pita, insieme ad altri tipi di pani piatti è un cibo tradizionale delle cucine del Medio Oriente e del Mediterraneo.

Viene anche chiamata Pane Arabo, Siriano o Libanese, specialmente nel mondo arabo.

 

A Crucoli, oltre quella base - pitta cuddrura - si fanno diverse pitte farcite o aromatizzate:
pitta ccù sardeddra - pitta ccù'ri sardi - pitta ccù i resimugghj - pitta ccù maju - pitta ccù'ru pimmadoru - pitta 'nchjusa - pitta abbraffata

Nelle foto: a sinistra pitti ccù sardeddra; a destra pitti cuddruri.

 
 

U VADU

Il vocabolo latino vadum ha evidenti analogie fonetiche e semantiche con il wadi arabo.

Il wadi è il letto di un torrente, un canalone in cui scorre (o scorreva) un corso d'acqua a carattere non perenne. Si trova generalmente nelle regioni desertiche.

Il vadum latino è traducibile in italiano sia con guado sia con passaggio.


Il termine crucolese vadu indica l'apertura nella recinzione che consente l'accesso al fondo o alla corte (foto a sinistra).

 
 
FICUNIANU = fico indiano = fico d'India
U VUDDRU

Dal greco "bothros" fossa, voragine.

In italiano botro indica un fossato dalle pareti scoscese contenente acqua stagnante.

Ha la stessa derivazione il nome del comune di Botricello.

 
 

'A MOTTA

Un rione (ruga) a ridosso del castello di Crucoli si chiama Motta (nella foto a sinistra).

La "motta" è la fortificazione caratteristica della prima fase dell'incastellamento, verso la fine del X secolo. E' una struttura difensiva di terra e legno. Le motte, oltre che per scopi militari, erano costruite per controllare un passaggio obbligato od un ponte.

 

U PINDINTIFFU

Dal francese "pendentif: gioiello, ciondolo.